Il Compedium de Divina proportione (1498) di Luca Pacioli presenta un'immagine geometrica del mondo disegnata a partire dalla volgarizzazione del XIII libro degli Elementi di Euclide. Pacioli fonda il suo discorso sulla base dell'idea metafisca che l'universo sia stato plasmato dal Creatore mediante le proporzioni e in particolare mediante la "sezione aurea", che il frate di Sansepolcro chiama appunto divina proportione. Nella redazione del manoscritto per Ludovico il Moro giocò un ruolo importante il genio vinciano.
Leonardo, che nel dipingere appariva agli occhi di Pacioli come il “principe oggi fra’ mortali”, era sicuramente nel campo della visualizzazione dei poliedri il degno erede di Piero della Francesca, il “monarca” della pittura, come lo aveva definito frate Luca nella Summa. Leonardo, infatti, realizzò tavole dei poliedri tali “ch’in prospectivo disegno – come notò lo stesso autore della Divina proportione - non è possibile al mondo farle meglio”. La collaborazione fra il matematico e il pittore avveniva tramite il libro di
Gli studi di Augusto Marinoni sulla matematica di Leonardo hanno dimostrato inequivocabilmente come prima dell’incontro con Pacioli le conoscenze aritmetiche e geometriche del pittore fossero molto limitate e approssimative. L’arrivo a Milano di frate Luca dal Borgo coincise, invece, con un processo di acculturazione matematica di Leonardo, riscontrabile nei codici Forster II (1°), Madrid II, e nei manoscritti M, I, L e K (I e II) dell’Institut de France, databili nel periodo di frequentazione dei due toscani. L’analisi attenta e puntuale degli scritti matematici contenuti nei suddetti taccuini leonardeschi conduce Marinoni a questa conclusione:
Dal 1496 fino al 1504 circa Leonardo è in contatto continuo o saltuario, diretto o indiretto (tramite i libri di maestro Luca) col Pacioli. In questi anni si accende e sviluppa il suo amore per la geometria che si esplica sia nei disegni per la Divina proportione sia nello studio sistematico di Euclide, chiaramente dimostrabile per i primi sei libri e parte del decimo. La presenza di quest’ultimo fin dalle prime “lezioni” significa che Leonardo
affrontò subito il problema dei numeri irrazionali, ovvero il rapporto tra segmenti fra loro incommensurabili, quali il lato e la diagonale del quadrato, il raggio e la circonferenza e il problema della cosiddette “radici sorde”. In questa fervida iniziazione di Leonardo ai problemi della geometria non dovrebbe porsi in dubbio la posizione del Pacioli, quale ispiratore, consigliere, maestro e traduttore. Tra l’omo sanza lettere e il difficile latino degli Elementi era indispensabile la mediazione di un letterato matematico quale era l’amico e, come amava chiamarsi maestro Luca, compatriota .
La relazione di frate Luca con Leonardo è un tipico caso di convergenza degli interessi della matematica dotta con la cultura dei pratici. Leonardo, che compra la Summa per 119 soldi (Atl 228r, già 104r.) e annota: “Impara la multiplicatione de le radici da maestro Luca” (Atl.331r, già 120r), è un allievo ideale per Pacioli. Al pittore, ormai quarantenne, frate Luca può insegnare il fondamento di tutte le arti e di tutto lo scibile: la teoria delle proporzioni.
La dottrina delle proporzioni è il nucleo del programma di matematizzazione del sapere perseguito da frate Luca. Leonardo dovette essere particolarmente interessato a questa dottrina, che si ritrova in maniera non trascurabile in almeno tre codici: il Madrid II, il Forser II (1°) e il ms. K dell’Institut de France. Il manoscritto Madrid II (ms.8936), contiene da f. 46v a f.50r, un riassunto della sesta distinzione della Summa, dedicato alle proporzioni e alla proporzionalità. Lo stesso albero di c. 78r, presente in questo codice, ricalca l’arbor proportionis et proportionalitatis contenuto nell’opera di frate Luca. Il codice Forster II (1°),
dal f. 14r a 22r contiene appunti sulla teoria delle proporzioni che riconducono alla Summa. Nel manoscritto K, infine, costellato di numerosi riferimenti alle proposizioni degli Elementi di Euclide, si legge (f.49r) : “La proporzione non solamente nelli numeri e misure fia ritrovata, ma etiam nelli suoni, pesi, et tempi e siti e qualunque potenzia si sia”. La frase, che testimonia l’universalità dell’applicazione della teoria contenuta nel quinto libro degli Elementi, viene copiata parola per parola dalla Summa. Pacioli, a sua volta, la traduce dal commento del Campano all’opera di Euclide.
I tre riferimenti appena citati sono soltanto alcune delle tracce lasciate dall’insegnamento del frate della formazione di Leonardo. Altri indizi, costituiti dai numerosi disegni con i quali Leonardo trascrive nel suo linguaggio molte delle proposizioni dei primi sei libri degli Elementi, testimoniano secondo Marinoni le “lezioni” tenute da Pacioli su Euclide a beneficio dell’artista.
A queste lezioni è connessa probabilmente la traduzione in volgare di Euclide, alla quale frate Luca accenna nel De viribus quantitatis, quando afferma di aver “posta già la extrema mano con la egregia, per noi similmente, traductione de latino in vulgare de verbo ad verbum del maximo Monarcha dele Mathematici discipline megarense Euclide”.
Dal 1496 fino al 1504 circa Leonardo è in contatto continuo o saltuario, diretto o indiretto (tramite i libri di maestro Luca) col Pacioli. In questi anni si accende e sviluppa il suo amore per la geometria che si esplica sia nei disegni per la Divina proportione sia nello studio sistematico di Euclide, chiaramente dimostrabile per i primi sei libri e parte del decimo. La presenza di quest’ultimo fin dalle prime “lezioni” significa che Leonardo

La relazione di frate Luca con Leonardo è un tipico caso di convergenza degli interessi della matematica dotta con la cultura dei pratici. Leonardo, che compra la Summa per 119 soldi (Atl 228r, già 104r.) e annota: “Impara la multiplicatione de le radici da maestro Luca” (Atl.331r, già 120r), è un allievo ideale per Pacioli. Al pittore, ormai quarantenne, frate Luca può insegnare il fondamento di tutte le arti e di tutto lo scibile: la teoria delle proporzioni.
La dottrina delle proporzioni è il nucleo del programma di matematizzazione del sapere perseguito da frate Luca. Leonardo dovette essere particolarmente interessato a questa dottrina, che si ritrova in maniera non trascurabile in almeno tre codici: il Madrid II, il Forser II (1°) e il ms. K dell’Institut de France. Il manoscritto Madrid II (ms.8936), contiene da f. 46v a f.50r, un riassunto della sesta distinzione della Summa, dedicato alle proporzioni e alla proporzionalità. Lo stesso albero di c. 78r, presente in questo codice, ricalca l’arbor proportionis et proportionalitatis contenuto nell’opera di frate Luca. Il codice Forster II (1°),

I tre riferimenti appena citati sono soltanto alcune delle tracce lasciate dall’insegnamento del frate della formazione di Leonardo. Altri indizi, costituiti dai numerosi disegni con i quali Leonardo trascrive nel suo linguaggio molte delle proposizioni dei primi sei libri degli Elementi, testimoniano secondo Marinoni le “lezioni” tenute da Pacioli su Euclide a beneficio dell’artista.
A queste lezioni è connessa probabilmente la traduzione in volgare di Euclide, alla quale frate Luca accenna nel De viribus quantitatis, quando afferma di aver “posta già la extrema mano con la egregia, per noi similmente, traductione de latino in vulgare de verbo ad verbum del maximo Monarcha dele Mathematici discipline megarense Euclide”.
La traduzione volgare dell’opera del “monarcha dele mathematici discipline” era stata incentivata molto verosimilmente dalla collaborazione con il “principe oggi fra i mortali” della pittura, Leonardo da Vinci. Il pittore, che ai ff.104v-138v del Madrid II ricopiò in elegante scrittura la traduzione volgare delle prime pagine degli Elementi, possedeva, peraltro, come si evince da un elenco di opere citate nel codice di Madrid 8936, i primi tre libri e non è escluso che l’Euclide volgare di Leonardo fosse opera del suo maestro di matematica, che lo aveva introdotto allo studio degli Elementi.